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Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD)

Aggiornamento: 11 mar 2024

Tra le chiacchiere da bar ho sentito spesso dire che i bambini hanno problemi che prima non esistevano, che l'unico vero problema sono gli smartphone e che un po' di sana educazione risolverebbe ogni problema!


Ammesso che:

-gli smartphone sono davvero un problema per le nuove generazioni,

-il modo dei genitori di educare è cambiato

-e ora la scuola non è più considerata un'istituzione di tutto rispetto (ma i genitori vogliono ancora che la scuola educhi),

nonostante questo è innegabile l'esistenza dell' ADHD!



L'ADHD a scuola


Per diversi anni ho lavorato a scuola facendo sostegno a molti bambini con ADHD, acronimo di Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, e ho potuto notare che ci sono due classi di bambini: i disattenti e gli iperattivi.


Nel caso della disattenzione i primi segnali si manifestano nell'incapacità dei bambini nel portare a termine i compiti.

Nel caso dell'iperattività il bambino si presenta come un vero chiacchierone, interrompe spesso, non riesce a stare seduto e giocherella continuamente con qualsiasi oggetto.

Nella maggior parte dei bambini che ho avuto c'era sia la disattenzione che l'iperattività.


Il dubbio delle mamme, soprattutto di quelle spaventate da una diagnosi, spesso era: non sarà solo un bambino molto vivace?

Il dubbio è lecito quando l'unico parametro di confronto è tuo figlio, ma nel contesto classe i bambini con ADHD non sfuggono quasi mai all'occhio delle maestre, anche di quelle meno esperte.



Qual è la differenza tra un bambino con ADHD e uno senza?


I bambini con questo disturbo, anche quando necessario o quando richiesto, non riorientano l'attenzione e le energie. Non si tratta di disobbedienza ma di difficoltà.

I bambini con ADHD hanno un deficit evolutivo che interessa i circuiti cerebrali correlati all’inibizione e all’autocontrollo.

Sulla base di tali caratteristiche possiamo dedurre che faticano molto a mantenere la loro mente su attività che richiedono concentrazione focale e prolungata nel tempo, per cui si annoiano e si distraggono anche dopo pochi minuti; hanno difficoltà a focalizzare consapevolmente l’attenzione al fine di pianificare, organizzare e completare attività o imparare qualcosa di nuovo; sono iperattivi, sempre in movimento, non riescono a stare seduti a lungo; posseggono scarse capacità di controllare gli impulsi e di pensare prima di agire; non tollerano la frustrazione, l’attesa prima di ottenere ciò che desiderano e non sanno rispettare i turni sia nei giochi che in una conversazione.



"Abbiamo sbagliato noi genitori?"


Tra le domande delle mamme: Perché proprio mio figlio? Abbiamo sbagliato noi genitori? E' genetico?

L'ADHD è un disturbo del neurosviluppo e colpisce il 3-5% dei bambini in età scolare con un rapporto di 3 maschi per 1 femmina.


Le cause dell’ADHD possono essere di natura genetica, neurobiologica e/o ambientale.

Studi di genetica hanno mostrato un’alterazione nel gene responsabile della produzione di un neurotrasmettitore - la dopamina - che potrebbe essere una delle cause di questo disturbo; la dopamina è quella sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni e, quindi, è alla base di molti processi cognitivi, come ad esempio attenzione e memoria.

Nonostante non vi siano ancora evidenze scientifiche consistenti, la maggior parte dei farmaci utilizzati per curare l’ADHD, infatti, aumenta l’efficacia dell’attività della dopamina nella comunicazione tra neuroni, aiutando così il paziente a prestare maggiore attenzione.

Ulteriori studi hanno dimostrato anche la familiarità del disturbo: un bambino affetto da ADHD ha 4 volte più probabilità di avere un parente con la stessa malattia; così come un terzo dei padri che soffrono di ADHD ha un figlio con lo stesso disturbo.

Esistono poi alcuni fattori ambientali che sono associati all’ADHD, in particolare fattori di rischio prenatali, come:

  • esposizione prolungata a fumo di sigaretta;

  • assunzione di alcool o droga in gravidanza;

  • ipertensione;

  • stress;

  • complicanze durante il parto;

  • nascita pretermine;

  • basso peso alla nascita.

Tali fattori non causano in maniera diretta questo disturbo ma possono favorire la comparsa di alterazioni nei geni, che portano poi all’insorgenza dell’ADHD.

Le cause di natura neurobiologica che possono causare la comparsa dell’ADHD sono difetti nella struttura e nel funzionamento della parte frontale del cervello, responsabile di processi cognitivi primari come la pianificazione e l’organizzazione dei comportamenti, l’attenzione e il controllo inibitorio. I deficit strutturali possono poi interessare anche la regione cerebrale che regola le emozioni (limbo) e una parte del sistema nervoso che regola la comunicazione all’interno del cervello (gangli). Tutte queste regioni cerebrali sono interconnesse tra di loro e, quindi, un deficit anche in una sola di esse potrebbe originare il disturbo.



Sintomi


I bambini con ADHD:

  • hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione

  • sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto

  • sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie

  • si distraggono molto facilmente

  • parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda

  • non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro

  • possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli restare indietro rispetto ai compagni di classe.



Cosa fare?


Creare una routine quotidiana, una disciplina, regole coerenti, limiti, attività fisica per l'iperattività e ultimo ma non meno importante positività, rinforzi e incoraggiamento.


Lo stile genitoriale può essere un fattore di resilienza, supportando il bambino nell’esternalizzazione delle emozioni, oppure un fattore di rischio. Infatti, appurato che il bambino abbia un disturbo ADHD e anche una disregolazione emotiva, il supporto dei genitori nel regolare le proprie emozioni fa sì che il bambino non sviluppi altri disturbi come il disturbo della condotta o il disturbo oppositivo provocatorio.


Inutile dire, che quando un figlio ha un problema, di qualsiasi natura, i primi a risentirne sono i genitori; per questo, in terapia, propongo un training per i genitori per imparare a gestire e manifestare le proprie emozioni ai figli. Questo serve ai grandi ma anche ai bambini che apprendono per imitazione che di fronte a situazioni complesse non si nasconde la propria emotività, ma si impara a manifestarla e a trovare insieme una soluzione al problema.

Diversamente uno stile genitoriale autoritario con modalità aggressive è uno dei fattori che aumenta la disregolazione e il rischio di incorrere in altri disturbi.



Bambini e adolescenti con un basso autocontrollo potrebbero mostrare sia problemi internalizzati (ad esempio difficoltà ad attenuare pensieri negativi rispetto a quanto accaduto o a quanto potrebbe accadere)  che esternalizzati (ad esempio ritiro, rabbia o agiti impulsivi).



Durerà per sempre?


I sintomi possano prendere due strade differenti: persistere nel tempo o scemare in età adulta. Per questi motivi, la prevalenza è più alta nei bambini che negli adulti. Circa 1 su 6 bambini con ADHD manterrà la diagnosi completa, mentre la maggior parte dei bambini presenterà solo alcuni aspetti della patologia.



Se sei in questa situazione consulta uno specialista e ricorda:

LA SALUTE MENTALE DELLA TUA FAMIGLIA E' UNA PRIORITA'


Per dubbi o informazioni non esitare a scrivermi nella chat in basso a destra o su Whatsapp

+39 379 1573537





 
 
 

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