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Ansia sociale

Aggiornamento: 8 mar 2024

Chi almeno una volta nella vita non ha provato ansia per una presentazione, un'interrogazione o una qualsiasi situazione in cui gli altri avrebbero potuto giudicarci?

Sfido chiunque a dirmi che non ha mai provato un'ansia di questo tipo!

Questo vuol dire che abbiamo tutti un problema? Ovviamente no!



Cosa rende l'ansia disfunzionale?


Mentre la paura è una reazione emotiva ad un pericolo reale ed immediato, l'ansia invece è una reazione emotiva ad una minaccia futura percepita, per cui nel caso della paura siamo davanti ad un pericolo (il leone sta per mangiarmi!), invece nel caso dell'ansia prevediamo nella nostra mente un pericolo (il leone potrebbe mangiarmi!).

Nel corso della nostra evoluzione la paura è stata funzionale perché ci è servita a combattere o a fuggire dal pericolo, così come l'ansia ci ha aiutato ad individuare minacce potenziali, evitarle o prepararci ad affrontarle.

Diventa un problema nel momento in cui l'ansia è così alta e intensa da condizionarci e limitarci nelle nostre scelte di vita.

Nel caso dell' ansia sociale il timore è quello di trovarsi in una situazione in cui non sentiamo di essere all'altezza delle aspettative e ci giudicheranno sia per la figuraccia che faremo, sia per aver mostrato la nostra ansia (sudore, voce tremante, rossore, ecc..).

Il problema è che spesso questa è una profezia che tende ad auto avverarsi e quando l'esperienza negativa è avvenuta, il terrore che questo riaccada, inizia a condizionare sempre più le nostre scelte e i nostri comportamenti; ad esempio potremmo lasciare l'università a causa degli esami, potremmo evitare di uscire con amici perché non sappiamo cosa dire o non accettare una promozione al lavoro per non rischiare di parlare davanti agli altri; potremmo evitare un invito a cena per non essere guardati mentre mangiamo, o ancora potremmo essere vittime di venditori insistenti soltanto perché non riusciamo a respingerli.

Capite bene che non si tratta più di scegliere quale indumento indossare, ma di prendere delle decisioni che potrebbero cambiare il corso della nostra vita e generare una brutta emozione: il rimpianto.



Perché siamo così sensibili al giudizio degli altri?


La timidezza può essere un fattore di rischio ma solo il 10% delle persone timide poi sviluppano l'ansia sociale; questa può crescere gradualmente con picchi nei momenti di grande cambiamento (es. scuola) oppure emergere a seguito di esperienze stressanti (es. bullismo).

Tra i fattori di rischio ambientali troviamo maltrattamenti infantili o altre avversità psicosociali con esordio precoce.


Genitori rifiutanti, umilianti e molto critici, possono portarci a sentirci deboli, incompetenti e ridicoli e ad essere molto critici verso noi stessi, mentre considereremo gli altri superiori e competenti. Se lo stile educativo è improntato al timore del giudizio e si utilizza la vergogna come sistema disciplinare, il bambino, quando si troverà in difficoltà, si aspetterà di essere rifiutato piuttosto che accolto, compreso e aiutato. Per questo punterà sulla qualità delle proprie performance per cercare di ottenere l’amore e la stima degli altri, evitando l’errore, che lo espone al rischio di essere rifiutato e umiliato.

Anche genitori iperprotettivi, distaccati emotivamente, sempre al centro dell'attenzione, che hanno come priorità il voler offrire un' immagine sociale positiva e sono attenti all'apparenza, possono essere un fattore di rischio.


Ma non solo i genitori possono portare a sviluppare l'ansia sociale: più cresciamo e più allarghiamo la nostra rete sociale; altri punti di riferimento diventano le relazioni amicali e avere dei pari critici, umilianti, bullizzanti può essere un fattore di rischio.

Obiettivo fondamentale di tutte le specie animali è il mantenimento di un ruolo accettato e riconosciuto dal gruppo, ovvero il bisogno di essere inclusi. Nel caso dell’ansia sociale ci si sente rifiutati, esclusi dal gruppo.



Come ci proteggiamo?


La soluzione più rapida è evitare tutte le situazioni che temiamo, ma ci sono anche altre strategie che potremmo adottare, come prepararci prima degli eventi (es. preparare il discorso o pensare a cosa dire) oppure concentrare tutte le nostre attenzioni sul nostro corpo (es. controllo del respiro, voce, postura, sguardo, ecc.).

Un'altra strategia potrebbe anche essere quella di allentare la tensione con "l'aiutino" di sostanze, alcool o erba, oppure stordirci e consolarci con queste a seguito di un evento che ci ha fatto accumulare molta tensione.



Sintomi fisici


•Sudorazione

•Palpitazioni

•Tremori

•Rossore

•Espressione spaventata

•Mancanza di respiro

•Sensazione di nausea

•Sintomi gastrointestinali (crampi, diarrea)

•Balbettio, voce tremolante



Sintomi cognitivi


•Senso di vuoto mentale

•Sensazione di allarme e pericolo

•Ricordi, immagini o pensieri negativi

•Sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui



Sintomi comportamentali


•Evitamento delle situazioni temute

•Comportamenti volti a non manifestare ansia

•Comportamenti di sottomissione



Trattamento


Le linee guida internazionali NICE indicano la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale come trattamento d'elezione.

La terapia farmacologica subentra nei casi più gravi in associazione alla psicoterapia con SSRI: escitalopram e sertralina. Sconsigliata la mindfulness e farmaci anticonvulsanti, antidepressivi triciclici, benzodiazepine o antipsicotici nel trattamento dell'ansia sociale nell'adulto.


Solo circa la metà degli individui con questo disturbo nelle società occidentali

richiede un trattamento e tende a farlo soltanto dopo 15-20 anni di

sintomatologia.

20 anni di sintomi vuol dire che la persona arriva in terapia con un problema così consolidato che è diventato parte della persona. Si pensa che il disturbo sia ormai parte di noi e della nostra vita, ci si rassegna alla sofferenza, e spesso si chiede aiuto in terapia per problemi "secondari" subentrati nel corso delle nostre esperienze.

Perché non si richiede un trattamento?

Perché, come dicevamo prima, crediamo che l'ansia sia parte di noi, della nostra timidezza, della nostra personalità; oppure ci vergogniamo del nostro problema, o ci vergogniamo dello psicologo al pari di tutte le altre persone estranee.

Spesso c'è un problema di mancanza di informazioni circa la possibilità di trattare l’ansia sociale o le persone che abbiamo intorno non si rendono conto della nostra sofferenza, banalizzando il

problema.

Qualsiasi sia la ragione io credo che arrendersi alla possibilità di essere felici sia un vero peccato.

Con la terapia possiamo fermare questa insidiosa sofferenza.



Se sei in questa situazione consulta uno specialista e ricorda:

LA TUA SALUTE MENTALE E' UNA PRIORITA'


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